Introduzione all’ArcheoAstronomia
Ciclo di 4 conferenze per introdursi all’affascinate argomento dell’Archeoastronomia, con particolare riferimento alle antiche popolazioni del territorio bergamasco,
Giovedì 19 Settembre 2024 ore 21.00 –
Incontro 1: “L’Archeoastronomia: una via alla soluzione degli enigmi del passato”.
L’Archeoastronomia è una scienza multidisciplinare che si pone l’obbiettivo di ricostruire la concezione del Cielo, del Cosmo e del Tempo delle popolazioni antiche, particolarmente quelle illetterate che non hanno lasciato documenti scritti. La forza dell’Archeoasstronomia risiede proprio nella sua multidisciplinarietà, infatti oltre all’Astronomia e all’Archeologia essa comprende Cosmologia, Matematica, Statistica, Teoria dei Sistemi e svariate altre discipline.
L’Archeostronomia si è recentemente arricchita di nuovissime tecniche di rilievo sperimentale dei siti archeologici astronomicamente significativi. Tali tecniche sono state recentemente rese disponibili dai veloci progressi tecnologici e dalla disponibilità di sofisticati softwares. Questo permette di combinare in maniera efficace il rilievo satellitare dallo spazio con il tradizionale rilievo topografico a terra eseguito mediante i tradizionali strumenti. La disponibilità delle tecniche di modellazione digitale del terreno, ottenute mediante i dati SRTM (Shuttle Radar Topography Mapping) permette di ottenere la sintesi digitale del profilo accurato dell’orizzonte naturale locale visibile dal sito archeologico, in modo da visualizzare i punti di sorgere e di tramontare degli astri più importanti per le antiche culture in rapporto al paesaggio localmente visibile. La conferenza si pone l’obbiettivo di fare il punto dello stato dell’arte in merito alle tecnologie vecchie e nuove utilizzate nell’ambito dello studio archeoastronomico dei siti archeologici.
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Giovedì 26 Settembre 2024 ore 21.00 –
Incontro 2: “Gli Orobi: l’idea del Cielo del Cosmo e del Tempo dei primi abitanti della Valbrembana”.
Il gruppo celtico degli Orobi comprendeva svariate tribù stanziate nell’area geografica bergamasca e comasca. Se agli Orobi Comenses è attribuito l’ormai famoso “Grande Cerchio”, un monumento archeologico ormai generalmente riconosciuto essere stato una struttura destinata all’osservazione astronomica durante il VI secolo a.C., il ramo bergamasco degli Orobi, pur essendo depositari di una competenza astronomica simile, preferirono non realizzare grandi strutture, ma invece codificare le loro conoscenze astronomiche in svariate strutture sacre più piccole, generalmente di forma ellittica, distribuite lungo il territorio della Valle Brembana. Gli Orobi Brembani, che ebbero il loro grande sviluppo tra il VI ed il II secolo a.C., hanno mostrato di essere depositari di un notevole sapere geometrico e astronomico, quest’ultimo peraltro tipico delle popolazioni celtiche appartenenti alla Cultura di Golasecca, fiorita tra il Ticino e l’Oglio fin dallo XI secolo a.C. che attualmente può essere riconosciuto studiando ciò che rimane dei siti sacri e di culto che hanno costruito sulle Prealpi Orobiche, i quali essendo stati riutilizzati per altri scopi nei secoli successivi, sono ancora presenti sul territorio e possono essere studiati archeastronomicamente in modo che è stato possibile ricostruire lìidea del Cielo, del Cosmo e del Tempo di queste antiche popolazioni.
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Mercoledì 02 Ottobre 2024 ore 21.00 –
Incontro 3: “Siti celtici astronomicamente significativi brembani”.
Il gruppo celtico degli Orobi Brembani (i Bergomates) era distribuito lungo tutto il territorio della Valbrembana, lungo il quale edificarono svariati siti sacri e fortificati. I siti sacri celtici brembani si dividono in due classi: la prima comprende i siti edificati lungo il corso del fiume Brembo e sulle alture prospicenti la Valle. Si tratta di siti relativamente estesi che non furono esclusivamente siti sacri, ma rivestirono anche il ruolo di strutture fortificate destinate anche alla difesa del territorio. Entro tali complessi sono inclusi i nemeton, cioè le aree sacre in cui veniva amministrato il culto. I siti ancora presenti lungo entrambi i versanti della Valbrembana, mostrano immancabilmente traccia di linee astronomicamente significative dirette verso i punti di sorgere e di tramontare degli astri più luminosi visibili ad occhio nudo durante il I millennio a.C. Questo fatto testimonia quindi l’ormai riconosciuta competenza astronomica delle popolazioni celtiche anticamente presenti sul territorio bergamasco e in particolare quello della Valbrembana.
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Giovedì 10 Ottobre 2024 ore 21.00 –
Incontro 4: “Siti sacri d’altura in alta Valbrembana: Astronomia e simbolismo cosmico“.
I siti sacri d’altura, costruiti ed utilizzati dagli Orobi, cioè quelli ubicati in quota sulle Prealpi Orobiche, risultano essere molto diversi da quelli che si possono trovare lungo lo sviluppo della Valbrembana. In questo caso abbiamo a che fare con strutture delle dimensione di qualche decina di metri, generalmente delimitate da muri a secco che ancora sussistono. Una delle caratteristiche maggiormente tipiche è la morfologia ellittica i cui assi mostrano misure lineari in rapporto pitagorico. Tale caratteristica, peraltro indice di una notevole conoscenza della Geometria pratica, non risulta essere solamente tipica dei siti sacri d’altura brembani, ma hanno similitudini anche in altri nemeton, in genere di maggiori dimensioni, costruiti dalle tribù celtiche presenti durante il I millennio a.C. lungo tutto l’arco alpine e sulla parte più settentrionale del territorio padano, cioè la Gallia cisalpina settentrionale, con qualche esempio anche oltralpe. In realtà lo studio geometrico ed astronomico di questi particolari siti ha mostrato che questo tipo di geometria sembra risalire ad epoche maggiormente antiche, quindi preceltiche, tanto che è stato possibile reperire numerosi esempi pressoché identici sul territorio centro europeo del V millennio a.C. anche essi astronomicamente orientati. Questo fatto apre interessanti prospettive sui processi di trasmissione dell’informazione e della conoscenza geometrica e astronomica nel mondo celto-germanico europeo antico.
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Speaker
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Gaspani Adriano - Archeoastronomo
Adriano Gaspani è nato a Bergamo nel 1954. Dal 1981 fa parte dello staff dell’Osservatorio Astronomico di Brera (Milano), afferente all’I.N.A.F. (Istituto Nazionale di Astrofisica – Roma). Membro della S.I.A. (Società Italiana di Archeoastronomia) sin dalla sua fondazione, svolge le sue ricerche nel campo dell’Archeoastronomia con particolare riferimento ai periodi protostorico e medioevale in Europa e relativamente al perfezionamento delle tecniche di rilevamento dei siti archeologici di rilevanza astronomica e dell’analisi dei dati raccolti. Ha pubblicato il volume L’Astronomia dei Celti. Stelle e misura del tempo tra i druidi (Keltia 1997), riguardante le concezioni e le conoscenze astronomiche delle popolazioni celtiche, ricostruite sulla base dei reperti archeologici oggettivamente disponibili. Nel 1998 ha collaborato, per la parte archeoastronomica, alla redazione del volume Quei circoli di pietre. I cromlech della cultura di Golasecca, edito da Lucina Caramella, per il Comune di Vergiate. Nel 1999 ha pubblicato con Keltia il volume La cultura di Golasecca. Sole, luna e stelle dei primi Celti d’Italia, riguardante i risultati dello studio archeoastronomico degli insediamenti e delle necropoli appartenenti alla Cultura di Golasecca, cioè alle popolazioni celtiche stanziate dal XIII secolo a.C. al IV secolo a.C. nella parte nord-orientale dell’Italia. Nel 2000 per i tipi di Priuli & Verlucca ha pubblicato il volume Astronomia e geometria nelle antiche chiese alpine in cui sono analizzate e descritte le tecniche utilizzate dagli architetti mistici medioevali per edificare i luoghi di culto cristiani secondo direzioni astronomiche ben precise e il modo con cui la simbologia mistica connessa agli oggetti del cielo veniva codificata nell’architettura sacra. Sempre con Keltia, nel 2002 ha pubblicato il volume La civiltà dei Camuni. Sole, luna e stelle nell’antica Valcamonica in cui è stato messo in evidenza il sapere astronomico diffuso tra la Cultura che popolò la Valcamonica tra il 6500 a.C. e l’alto Medioevo, ricavato dall’analisi dei siti, dei reperti archeologici e dalle incisioni rupestri che costellano la valle e nel 2004 il volume I Vikinghi. Storia, religione, astronomia e calendario degli antichi dominatori dei mari, in cui sono stati riassunti i risultati di alcuni anni di ricerche condotte con l’obbiettivo di ricostruire il sapere astronomico diffuso tra i più famosi navigatori del Medioevo europeo. Nel 2004 ha pubblicato, insieme a G. Brunod e A. Ramorino, il volume Bedolina: la città ritrovata. 5.000 anni di vita in Valcamonica incisi sulla roccia, in cui è stata proposta una nuova interpretazione delle incisioni rupestri preistoriche presenti sulla famosa Roccia di Bedolina, presso Pescarzo in Valcamonica. Nel 2006 ha pubblicato il volume Introduzione all’archeoastronomia. Nuove tecniche di analisi dei dati, edito da Tassinari (Firenze). Numerose le sue partecipazioni a riviste, corsi universitari e mostre specialistiche. Dal 2008 è titolare della rubrica di Archeoastronomia della rivista italiana COELUM.